Il 2 Marzo 2007, nel paesino di Casalbaroncolo alle porte di Parma, viene rapito il piccolo Tommaso Onori. La ricostruzione della vicenda racconta di un sequestro anomalo, come è stato definito fin dall'inizio. Un rapimento eseguito da una banda di balordi, a cui la situazione è sfuggita subito di mano, conducendo a un epilogo tragico. Il bimbo, purtroppo, è stato ucciso poco dopo il rapimento. Doveva essere un sequestro-lampo: come contropartita, nel piano dei banditi, i soldi che il padre avrebbe dovuto prelevare dall'ufficio postale che dirigeva. I rapitori sarebbero fuggiti in scooter. Erano ancora nelle vicinanze della cascina quando furono messi in allarme da un lampeggiante, che li fecero cadere dal motociclo. Il piccolo Tommaso cominciò a piangere. Presi dal panico, in quel momento, i rapitori decisero di sopprimerlo. Probabilmente con un colpo di badile in testa. I resti presenterebbero infatti segni di un forte colpo contundente sulla faccia. Agghiacciante la motivazione data da Alessi per l'omicidio: Tommaso è stato ucciso «perché piangeva». Successivamente, la polizia, guidata dallo stesso Alessi, ha trovato il cadavere di Tommaso, a circa 30 cm. di profondità vicino a un covone di paglia. Il bimbo era vestito con gli abiti che aveva al momento del sequestro. Le ricerche furono concentrate fin dal pomeriggio a Sant’Ilario D'Enza (verso Reggio Emilia), nei pressi di un torrente, in una zona distante pochi chilometri da Casalbaroncolo, paese dove vive la famiglia Onofri. Si è conclusa dunque nel modo peggiore la storia di Tommy. Quaranta indiziati erano stati portati al comando dei carabinieri di Parma dove si sono svolti una serie di interrogatori condotti dal Pm Pietro Erede. Tra le persone sottoposte a fermo dalla polizia per il reato di sequestro di persona: Mario Alessi, muratore, la moglie Antonella Conserva e l’amico Salvatore Raimondi. È di Raimondi, anch'egli di origini siciliane, l'impronta digitale lasciata sullo scotch utilizzato per legare la sera del 2 Marzo Paolo e Paola Onofri, e il fratello di Tommaso, Sebastiano. Antonella Conserva avrebbe dovuto occuparsi del piccolo Tommaso, accudendo il bimbo e dando il cambio a Raimondi. Anche lei era a conoscenza dei piani dei complici. Questa la ricostruzione esatta dei fatti:
L’hanno ucciso con una pala. Era buio pesto quando sono entrati in quel bosco. Tommaso piangeva e loro gli hanno stretto le mani al collo. Cercavano di farlo tacere. Il bambino era terrorizzato, continuava ad urlare. Allora l’hanno colpito. Una volta, due. Poi c’è stato il silenzio. Sul corpo hanno buttato un po’ di terra. E l’hanno abbandonato.
È morto così Tommaso, neanche mezz’ora dopo essere stato portato via dalla sua casa. Lo racconta Mario Alessi, uno dei due rapitori. La sera del 2 Marzo è arrivato con Salvatore Raimondi nella cascina di Casalbaroncolo. Hanno preso il bambino e sono fuggiti in motorino. Il piccolo in mezzo a loro sul sellino. Ma poi hanno visto una macchina con il lampeggiante accesso. Sono caduti. Hanno temuto di essere stati scoperti e si sono nascosti tra gli alberi di Sant’Ilario. Lì, a pochi metri dal fiume, hanno scatenato la loro furia bestiale. Inquieta l’animo Alessi mentre ricostruisce l’omicidio.
Fa paura quella freddezza che per tutto il giorno gli ha fatto negare di aver preso il bambino e di averlo ammazzato. I poliziotti che gli sono davanti sanno che è lui il colpevole. Lo sospettavano da settimane e adesso hanno anche la prova perché nella caserma dei carabinieri Raimondi ha già confessato di essere uno dei sequestratori: «Sono stato io, eravamo lì insieme». Prima dice di non sapere che fine abbia fatto Tommaso. Poi cede: «L’ha portato via Alessi, mi ha detto che è morto». È la svolta. Incalzato dalle domande e dalle contestazioni, anche Alessi crolla. Confessa, fornisce i dettagli.
Banale, troppo banale appare adesso questa storia che si è trasformata in un orrore. Perché i due criminali dicono che l’hanno fatto per costringere Paolo Onofri ad andare all’ufficio postale e prendere i soldi. Ma forse non c’è soltanto questo, forse l’accordo era diverso, forse anche altri dovevano spartirsi il bottino. Erano tutti convinti che potesse finire in maniera diversa. Due giorni fa una frase captata durante un’intercettazione aveva riacceso la speranza. «Il bambino sta bene...», aveva detto una ragazza albanese, convivente di uno dei manovali che lavora per Alessi. E subito tutti avevano creduto che parlasse di Tommaso. In sottofondo si sentivano dei rumori, qualcuno ha addirittura creduto di captare un amento. I magistrati hanno firmato gli ordini di perquisizione e nella notte è scattato il blitz.
Il primo ad essere portato via dalla sua abitazione è Salvatore Raimondi, 27 anni, «il siciliano». Erano stati i carabinieri del Ris di Parma ad individuare la sua impronta sul pezzo di scotch usato per chiudere la bocca di Paolo Onofri, il papà di Tommaso, la sera del sequestro. Una traccia che si è rivelata determinante per individuare i colpevoli, anche perché i poliziotti della squadra mobile avevano già raccolto indizi forti contro Alessi e da giorni lo tenevano sotto controllo 24 ore su 24. Altri muratori vengono buttati giù dal letto e trasferiti in caserma. I carabinieri frugano nelle loro case, nelle macchine, nei posti più nascosti, convinti di riuscire a ritrovare Tommaso. E invece niente, del bimbo neanche la minima traccia.
Soltanto alle 9 di ieri mattina il procuratore aggiunto di Bologna Silverio Piro ritiene di dover avvisare pure la polizia (sino ad allora tenuta fuori dall’operazione) di quanto sta accadendo. Le volanti corrono a casa di Alessi, prelevano lui e la compagna Antonella Conserva, in questura portano altri manovali. E cominciano gli interrogatori.
Anche la ex moglie di Paolo Onofri viene convocata. È nata in un paese della Sicilia vicino a quello di Alessi e ancora si cerca di capire se sia soltanto una coincidenza o se invece il suo convivente, che ora è in carcere per aver ucciso con un pugno un dipendente, possa aver avuto dei legami con la banda dei manovali. Si incrociano le testimonianze alla ricerca della verità, si cerca di ricostruire che cosa sia successo.
Nel pomeriggio Raimondi confessa. Ammette di essere uno dei rapitori, ma dice che l’assassino è Alessi. Lui nega, lo stesso fa la sua convivente. Lucido, impassibile, proprio come nei giorni scorsi quando è apparso in televisione per proclamarsi innocente e poi ha addirittura rivolto un appello ai rapitori perché liberassero Tommaso. Una beffa, l’ultima. Perché poi i poliziotti lo hanno fatto crollare. Alle 19.30 quando esce in manette dalla quuestura e n corteo di macchine si dirige verso Sant’Ilario l’agghiacciante verità è ormai nota. Tommy è morto, è stato ucciso. Mentre tutti lo cercavano nelle campagne intorno a Parma, mentre i genitori aspettavano una richiesta di riscatto o almeno un segnale dai rapitori, lui era lì abbandonato in quel boschetto.
È buio pesto quando gli esperti della polizia Scientifica trovano i resti del bimbo. Proprio come un mese fa quando Tommaso è stato ucciso «perché piangeva e urlava ».