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Bestie di satana, atto finale

Quella di domani sarà l'ultima udienza del processo alle Bestie di satana. Dopo le controrepliche di pubblica accusa e parti civili, infatti, la Corte d'Assise, presieduta dal giudice Anna Azzena, si chiuderà in Camera di Consiglio per elaborare la sentenza, che dovrebbe arrivare già in serata, salvo sorprese Paolo "Ozzy" Leoni, Marco Zampollo, Eros Monterosso, Nicola Sapone ed Elisabetta Ballarin sapranno quale destino li attende. Si chiude così una pagina giudiziaria inquietante, una vicenda che ha sconvolto non solo la provincia, ma l'Italia intera. I delitti delle Bestie di satana hanno costituito un unicum, un caso da manuale, e hanno richiamato l'attenzione di psicologi, esorcisti, sociologi, ma anche dei media stranieri: tre omicidi particolarmente assurdi e brutali, un'induzione al suicidio e forse altre due morti sospette, ma che gli inquirenti non sono ancora riusciti a ricollegare con certezza al gruppo. Nonostante la mole di indizi, documentazione e testimonianze raccolte dai PM Pizzi e Masini, titolari dell'indagine, la decisione che grava sulle spalle dei giurati della corte non sarà facile. Sì, perché questo è un processo indiziario fondato sulle confessioni di Andrea Volpe, Mario Maccione e Pietro Guerrieri - già condannati con rito abbreviato rispettivamente a 30, 19 e 16 anni di carcere e su una serie di riscontri successivi, che hanno generalmente, ma non sempre, confermato le versioni dei "pentiti" del gruppo. La vicenda delle Bestie di satana parte un gruppo di ragazzini, in gran parte originari dell'hinterland milanese e accomunati da una grande passione per l'heavy metal. Il contesto satanico di cui questa musica, tanto amata dagli adolescenti, è permeata fin dalla sua nascita negli anni Settanta, si incrocia con la storia personale di quello che è identificato come il leader del gruppo: Paolo Leoni, detto Ozzy in omaggio al famoso cantante Ozzy Osbourne, tra i precursori del genere. Il padre di Leoni, Corrado, appassionato dell'occulto e del satanismo, aveva ucciso nel 1985 la cantante Maddalena Russo, finendo per questo in manicomio criminale. Attorno a "Ozzy", cresciuto praticamente senza padre nella sua Corsico, si forma un gruppo di coetanei adolescenti, apparentemente tenuti insieme solo dalla passione per la musica. Secondo le testimonianze più inquietanti emerse durante il processo, è nell'estate del 1996 che il gruppo prende una piega strana e inizia a formarsi la setta: da qui il suo successivo abbandono da parte di alcuni membri. Poi viene l'epoca del sangue e dei delitti. Fabio Tollis e Chiara Marino erano membri del gruppo, entrambi affascinati dal satanismo, ma giudicati "deboli" e "inffidabili" dagli altri. Prima Chiara, poi anche Fabio, vengono condannati a morte e orrendamente assassinati la notte del 18 Gennaio 1998 in un bosco presso Somma Lombardo (sopra, nella foto, la buca in cui i due furono sepolti): a massacrarli a coltellate e martellate Nicola Sapone, che ha sempre negato tutto, Mario Maccione e Andrea Volpe, che invece hanno confessato e ottenuto sconti di pena. Secondo l'accusa, anche Paolo Leoni, Eros Monterosso e Marco Zampollo sapevano: sarebbero anzi i mandanti occulti del delitto, anche se di ciò non vi è prova al di fuori delle testimonianze di chi ha parlato. E proprio Volpe, il "pentito" numero uno, è il "grande assente" del processo, incessantemente additato dalle difese come l'unico responsabile dei delitti, voglioso solamente di ottenere sconti di pena accusando degli innocenti. La scomparsa di Fabio e Chiara getta nella disperazione i genitori, che li cercano ovunque: ma sono come spariti nel nulla, e i loro assassini diffondono addirittura la voce di improbabile una fuga d'amore. Alla fine sarà la testarda determinazione di Michele Tollis (foto), padre di Fabio, unita alle fondamentali confessioni di Volpe, ad aprire gli occhi agli inquirenti e a far ritrovare i poveri resti di Fabio e Chiara, dopo sei lunghi anni. Ma altro sangue dovrà correre nel frattempo: quello di Andrea Bontade, il "traditore" che la notte del massacro non si era presentato, umiliato e drogato con allucinogeni per mesi fino a spingerlo al suicidio, la notte del 21 Settembre 1998; quello di Mariangela Pezzotta, uccisa la notte del 24 Gennaio 2004, forse perché "sapeva troppo" sulla setta. Mariangela, dopo il colpo di pistola sparatole in bocca dal suo ex fidanzato Andrea Volpe, viene finita a badilate, secondo Volpe e l'accusa da Nicola Sapone, accorso sul posto, secondo Elisabetta Ballarin (difesa dalla stessa legale di Sapone) da Volpe stesso. È solo parecchie settimane dopo l'arresto di Volpe e della Ballarin, per quello che appariva come un delitto d'impulso compiuto da due giovani sbandati in preda a droghe e psicofarmaci, che Volpe parla e si delinea in tutta la sua orrenda assurdità il quadro dei delitti. Nessuna motivazione, nessun movente razionale. Infine, l'ultima vittima, indiretta questa volta: Alberto Ballarin, giornalista, padre di Elisabetta, stroncato dal dolore l'estate scorsa, quando si preparava a dare battaglia per difendere sua figlia, a suo dire plagiata da Volpe.
Lunedi 30 Gennaio 2006

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