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Milena Quaglini, l'epilogo

Tra il 2000 e il 2001 si svolgono i processi a carico di Milena Quaglini. A difenderla a spada tratta c’è ancora Licia Sardo. Mentre è in carcere Milena combatte la depressione dipingendo. Nell’Ottobre 2000 gira voce che abbia cominciato una corrispondenza affettuosa con un detenuto dell’Emilia Romagna. Nel frattempo i processi vanno avanti e vengono fatte numerose perizie psichiatriche, sia di parte (richieste cioè dalla difesa) che su disposizione dalla corte. Viene confermato la parziale capacità di intendere e volere in occasione dell’omicidio di Mario Fogli (6 anni e 8 mesi di reclusione) mentre, per l’omicidio di Giusto Dalla Pozza, le vengono inferti 20 mesi di reclusione per eccesso colposo di legittima difesa. Le ultime due perizie psichiatriche su Milena Quaglini sono molto differenti: la prima conferma la seminfermità mentale della donna, che addirittura parla in terza persona raccontando degli omicidi, ma l’ultima perizia, quella che conta, è stesa da Maurizio Marasco, specialista in neurologia e psichiatria, professore di psicologia forense e criminologia all’Università La Sapienza (Roma). Questa perizia complica le cose per Milena, poiché, secondo il professor Marasco, “la sig.ra Quaglini presenta un disturbo del carattere di tipo isterico nel cui ambito si colgono tratti di personalità che rimandano al disturbo Borderline. In altre parole ci troviamo al cospetto di una personalità psicopatica. Andando però a esaminare l’atto-reato della Quaglini si coglie nella condotta delittuosa la totale assenza di un significato psicopatologico. La donna era perfettamente consapevole del fatto che stava uccidendo un uomo e lo ha fatto con una freddezza e una lucidità implacabili, senza alcun ripensamento o esitazione...” In poche parole: la Quaglini è folle, ma quando ha ucciso Porello era in grado di intendere e volere. La sentenza definitiva è attesa per la fine di Ottobre, tuttavia è chiaro a tutti che la condanna sarà pesante. Probabilmente anche Milena capisce che è senza un futuro, così il 16 Ottobre 2001 decide di farla finita. Mancano solo 2 settimane alla sentenza del tribunale. È notte, secondo i medici che la seguono ci sono stati dei risvolti positivi, perciò le guardie non controllano più la cella di Milena ogni 15 minuti, ma soltanto ogni ora. La Quaglini attende così che l’ultima guardia passi per controllarla, finge di dormire, poi mette in atto il suo piano di suicidio: fa a pezzi un lenzuolo e forma un cappio, lo appende nell’armadio, ci infila la testa e si lascia cadere sollevando di colpo le ginocchia. Le guardie la trovano alle 1.50, il cuore batte ancora ma debolmente. Alle 2.15 i medici dell’Ospedale Civile di Vigevano dichiarano il decesso di Milena Quaglini. Nei mesi successivi alla morte di Milena, gli inquirenti hanno rispolverato alcune morti archiviate e senza spiegazione delle zone di Jesi, Ancona e Comacchio, dove Milena ha vissuto nei suoi lunghi pellegrinaggi. Non è stato ancora provato niente ma permane il dubbio che le vittime della vedova nera siano più di tre. “Non sopporto chi mi usa violenza” (Milena Quaglini)

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