Forse ha deciso di togliersi la vita per la paura di non avere più un futuro. Milena Quaglini soffriva di problemi psichici, poche ore prima del suo ultimo gesto era stata visitata da un neurologo. «Era costantemente controllata - spiega Maria Antonietta Tucci, una dei vicedirettori della casa circondariale di Vigevano -. Era sottoposta a regime di sorveglianza e poco dopo la mezzanotte l'agente che faceva il giro aveva visto che stava dormendo. Aveva passato un periodo critico - ricorda Maria Antonietta Tucci -. Ma dopo il cambiamento della terapia i medici che la seguivano avevano riscontrato risultati positivi.» Le agenti di custodia passavano a controllare le condizioni di Milena spessissimo: ogni 15 minuti durante il giorno e tutte le ore la notte. Qualcuno l'ha chiamata l'angelo sterminatore e la vedova nera, uno dei pochissimi casi di Serial Killer al femminile. I suoi delitti hanno un elemento comune: in tutti i casi ha ucciso chi aveva alzato le mani contro di lei. E' nella lunga deposizione davanti alla corte di assise di Pavia, il 24 Settembre scorso, che Milena racconta senza timori la sua vita. La donna se ne va con la responsabilità di tre delitti, ma è stata sfortunata e incapace di togliersi di dosso una specie di predestinazione. Forse una maledizione.
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