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La cattura

Il 4 Ottobre 1992, Simone Allegretti, un bimbo di 4 anni e mezzo di Casale, un paesino vicino a Foligno, scomparve da casa. Venne cercato per giorni, ma senza risultato. Scartata l’ipotesi di un rapimento ai fini dell’estorsione, a causa delle modeste condizioni economiche della famiglia, si fece strada l’idea che il bimbo fosse rimasto vittima di qualche maniaco. I giornali ipotizzarono immediatamente l’esistenza di un Mostro. Pochi giorni dopo la scomparsa del bimbo, un agente immobiliare Stefano Spilotros, si costituì dichiarandosi autore dell’omicidio. Mentre Spilotros era ancora sotto indagine, in una cabina telefonica di Foligno venne rinvenuto il seguente messaggio, anonimo e senza data, scritto con un normografo su un foglio di carta quadrettata:

Aiuto, aiutatemi per favore!! Il 4 Ottobre ho commesso un omicidio. Sono pentito ora, anche se non mi fermerò qui. Il corpo di Simone si trova vicino alla strada che collega Casale e Scopoli. E’ nudo e non ha l’orologio con il cinturino nero e il quadrante bianco. PS: non cercate le impronte sul foglio, non sono stupido fino a questo punto. Ho usato dei guanti. Saluti al prossimo omicidio, Il Mostro.

Nel luogo indicato, nascosto in mezzo ai rifiuti, venne ritrovato il corpo del bambino. Morto per strozzamento, il piccolo aveva una ferita da coltello sul collo, molte contusioni, ma non aveva subito nessuna violenza carnale. Gli abiti erano sparsi attorno al corpo. Le indagini si intensificarono nei giorni seguenti, ma la polizia brancolava ancora nel buio, anche a causa dei numerosi mitomani che si dichiaravano autori dell’omicidio di Simone utilizzando il numero verde istituito per raccogliere qualsiasi informazione. Qualche giorno dopo l’autodenuncia di Spilotros, venne trovato nella stessa cabina un altro messaggio del Mostro:

Aiuto! Non riesco a fermarmi! L’omicidio di Simone è stato un omicidio perfetto. Certo, è dura ammettere che sia così da parte delle forze dell’ordine, ma analizziamo i fatti. 1° Io sono ancora libero. 2° Avete in mano un ragazzo che non ha nulla a che fare con l’omicidio. 3° Non avete la mia voce registrata perché non ho effettuato nessuna chiamata. Quindi chi dice che ho telefonato al numero verde sbaglia. 4° Le telecamere non mi hanno inquadrato durante il funerale di Simone perché non ci sono andato. Siete completamente fuori strada. Vi consiglio di sbrigarvi, evitando altre figuracce. Non poltrite. Muovetevi. Credete che basti una divisa e una pistola per arrestarmi? Usate il cervello, se ne avete uno ancora buono e non atrofizzato dal mancato uso. N.B. Perché ho detto che dovete sbrigarvi? Perché ho deciso di colpire di nuovo la prossima settimana. Volete saperne di più? Vi ho già detto troppo, ora tocca a voi evitare che succeda. Il Mostro.

La promessa di uccidere ancora nell’arco di una settimana non venne mantenuta e le indagini, durate mesi, non approdarono a nulla. Si giunse così al 7 Agosto 1993, quando scomparve da casa Lorenzo Paolucci, un ragazzo di 13 anni. La nonna dichiarò che il giovane mancava da casa da circa 3 ore. La polizia si mise subito in movimento, vennero organizzate squadre di volontari per esplorare i dintorni. Tra quelle persone figurava anche Luigi Chiatti, un giovane Geometra di 23 anni, al momento disoccupato, che aiutò il nonno della vittima nelle ricerche. Durante il tragitto, il Serial Killer ne approfittò per sbarazzarsi di alcune buste di plastica, all’interno delle quali, in seguito, verranno rinvenuti dei vestiti sporchi di sangue e la foto del piccolo Simone Allegretti, trafugata quattro mesi prima dal cimitero. Il cadavere di Lorenzo venne in breve ritrovato, proprio dal nonno, vicino al ciglio di una strada. Evidenti scie di sangue fresco e tracce di trascinamento del corpo conducevano proprio ad una finestra dell’abitazione di Luigi Chiatti. La polizia fece irruzione in casa: il pavimento del salone sembrava esser stato lavato in maniera grossolana, si intravedevano macchie di sangue; tracce ematiche erano presenti sul muro, su di un davanzale e sul prato davanti l’abitazione. Nella cucina venne trovato un secchio di plastica contenente uno strofinaccio ancora umido e uno spazzolone con il manico di legno. Il tutto venne sequestrato, insieme ad un orologio al quarzo rinvenuto lungo il percorso esterno della casa segnato dalle tracce. Chiatti venne invitato a seguire gli agenti. Quando giunse in caserma, indossava dei jeans che presentavano macchie ed aloni (probabilmente causati da sangue). Tutti i suoi indumenti vennero sequestrati, sulla cute si notavano alcuni segni, in particolare sulla schiena vi erano cinque ferite lineari e parallele. I genitori del piccolo Lorenzo confermarono che l’orologio ritrovato era quello del figlio. Luigi Chiatti venne arrestato con l’accusa di omicidio a danno di Lorenzo Paolucci e Simone Allegretti. L’8 Agosto 1993, il giorno dopo il ritrovamento il corpo di Lorenzo, Chiatti confermò al magistrato che lo interrogava di essere l’omicida. Nei corridoi del commissariato, appena catturato, Chiatti ripeteva una specie di filastrocca ossessiva: “non sono stato io, io sono un bravo boy scout”. La psichiatra che lo ebbe in analisi durante il processo formulò una diagnosi di marginalità e di iposocializzazione. Secondo la dottoressa, Chiatti denotava un “io” debole, e una certa anaffettività, uno scarso controllo degli impulsi e dispersione dell’identità, tuttavia si orientò verso un disturbo della personalità borderline, suscitando nei periti processuali una serie di dissensi. Alla fine, la Corte d’Assise d’Appello di Perugia condannò Luigi Chiatti a trenta anni di reclusione, riconoscendogli la seminfermità mentale. Nel 2004 e nel 2006, il 38enne Luigi Chiatti, senza assistenza legale, ha presentato personalmente una domanda per ottenere un permesso premio. Domanda che è stata puntualmente respinta dal Tribunale di Firenze.

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