Il 13 Aprile 1998, tocca ad una prostituta ventunenne macedone, subire la persecuzione del maniaco. L'assassinio avviene a Pietra Ligure, dove alle otto di mattina un agricoltore del posto, rinviene sul ciglio di una stradina, nei pressi di un casolare abbandonato, il corpo di Mema Valbona. Il foro del suo giubbotto stavolta è privo di bruciature, quindi non è servito come al solito da silenziatore. Dalla traiettoria del proiettile, entrato dalla nuca, vicino all'orecchio sinistro e conficcatosi sulla zona orbitale destra, si intuisce che la vittima è stata fatta inginocchiare, visti poi, i danni causati al cranio della ragazza, si parla, anche per questo omicidio, di una pistola calibro 38 con proiettili scamiciati. Gli inquirenti dopo i primi rilievi, si sono resi subito conto, che lo scenario era simile agli altri, stesse modalità di esecuzione, stesso rituale, tranne un particolare: stavolta il corpo della ragazza viene rinvenuto coperto dai suoi indumenti.