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Andrea Matteucci

Andrea Matteucci nasce a Torino il 24 aprile del 1962. Suo padre era un operaio con precedenti penali per furto e ricettazione ma non fa in tempo a conoscerlo perché lascia la famiglia lo stesso anno in cui lui viene alla luce. La madre, Maria Pandiscia, si prostituisce in casa e dato che non riuscirebbe a lavorare con un bambino intorno lascia Andrea in affidamento alla sorella. Così Andrea va a vivere a Foggia dalla zia Lina, dove rimane fino a 5 anni. Passato questo periodo la madre lo va a riprendere e lo porta ad Aosta. Arrivato in città viene portato in un istituto religioso dove vive fino ai 9 anni, poi va in un altro collegio. Quando fa le elementari torna a casa tutte le sere, ma è trattato male dalla donna che lo definisce "coniglio" oppure "cagone" e gli continua a dire che è uguale a suo padre. Inoltre la madre si vanta di aver ucciso e ferito due suoi clienti, uno con la pistola perché aveva parlato male di lei e l’altro evirato perché non voleva pagarla. Si vanta anche di aver impiccato il cane della vicina perché le stava antipatica. Inoltre, stando ai racconti della genitrice, Andrea avrebbe provocato la morte della nonna che secondo lei imbottiva di pastiglie e prendeva a pugni in testa e, a suo dire, il ragazzo aveva allucinazioni in cui vedeva i morti, sia di notte che di giorno. A 13 anni Andrea ruba con un amico una bicicletta ma il patrigno lo vede e lo riempie di botte urlando per tutto quartiere, dove la famiglia risiede, che è un ladro. Andrea, in seguito a questa storia, cade in depressione e comincia ad avere turbe psichiche. Ossessionato dall’uomo manifesta i primi istinti omicidi. A 14 anni tenta di rapinare la macelleria dove lavorava, ma una settimana dopo si costituisce. Dai 14 ai 18 anni rimane in comunità. Uscito, va a lavorare come meccanico a Quart (AO), ma a casa la madre continua a insultarlo scatenando il lui la voglia impellente di uccidere così, la sera del 30 aprile 1980, esce e ammazza, nei pressi dell'arco d'Augusto, un commerciante omosessuale: Domenico Raso. A Domenico piace Andrea e gli chiede se vuol far l'amore con lui dietro il monumento dove nessuno li vede. Andrea accetta ma appena è dietro la struttura si scatena la sua ira: lo colpisce con un pugno in faccia, lo afferra per i capelli, prende un coltello da boy scout che sfila dalla cintura e glielo pianta nella schiena dove si incastra tra le due vertebre. In preda a un incontrollabile raptus cerca di sfilare il coltello ma non riesce quindi si volta per andarsene. Fa pochi passi ma l'omosessuale torna a gridare molto forte, lui torna indietro e ricomincia a colpire l'uomo al petto e alla schiena e si ferma solo quando, agonizzante, gli dice le sue ultime parole. Così Andrea smette di infierire e si allontana gettando il coltello nel primo cassonetto che trova. Andrea Matteucci, incredibilmente, non viene scoperto ma è sconvolto da quello che ha fatto. Dopo aver letto che la vittima aveva due figli, incomincia ad avere incubi terribili. Nel frattempo arriva la cartolina per il servizio militare e parte. Fa domanda per entrare nella Folgore a Livorno. Va in ferma tutto l'anno come barelliere fino a congedarsi col grado di caporalmaggiore. Ad Andrea piace fare il militare, tanto che al momento del congedo pensa di firmare la ferma prolungata ma, in seguito a alcuni oscuri episodi accadutigli in caserma, lascia perdere. Al ritorno dal servizio militare conosce una ragazza e nel 1983 i due si sposano e vanno a vivere prima a Saint Pierre, poi a Sarre e infine a Villeneuve, tutti paesi non molto lontano da Aosta dove abitava la madre. Lui, intanto, inizia a lavorare come commesso in un negozio di alimentari. Nel 1987 ha un primo figlio. La sua vita, in apparenza, scorre quieta e felice. Dopo qualche anno Andrea lascia l’impiego e si mette a fare lo scalpellino, prima sotto varie ditte e poi in proprio in un laboratorio ad Arvier, ma il suo lavoro va sempre peggio e litiga sempre più frequentemente con la moglie. Una sera del 1992 incontra a Brissogne la prostituta torinese Daniela Zago che carica a bordo del suo furgoncino. I due si appartano e cominciano a fare l'amore, ma lui è troppo arrabbiato e lei gli mette fretta. Matteucci vorrebbe intrattenersi ancora ma, sotto le insistenti pressioni della ragazza, la riaccompagna dove l’ha prelevata. Poco dopo, torna indietro e le chiede di riprovarci. Daniela rifiuta. Stizzito Andrea le punta la pistola alla nuca e spara. La prostituta, però, non è morta, è solo ferita e terrorizzata. Daniela lo implora di accompagnarla all'ospedale, lui dice che lo farà, la porta in un posto isolato, finge di aiutarla a uscire dal furgoncino ma poi le spara nuovamente alla testa e Daniela, questa volta, muore sul colpo. Le porta via i gioielli con l'intenzione di regalarli alla moglie sentendo di aver ucciso una persona che non si meritava di vivere poi, come se nulla fosse, seppellisce il corpo. Dopo un mese lo riesuma, lo fa a pezzi con un coltello, lo mette dentro un bidone e gli dà fuoco. Del cadavere, ora, non resta altro che cenere che Andrea disperde in una discarica. Nel 1994 va a Chambave e trova un’altra prostituta, la nigeriana Clara Omoregbee che gli piace molto. La porta ad Arnad. I due hanno un rapporto sessuale completo ma Andrea non è soddisfatto. I due litigano, lei comincia ad urlare. Andrea in preda a una furia omicida la colpisce con un pugno, poi tira fuori una pistola e le spara due colpi di cui uno mortale alla testa. Aspetta un'ora e ha un nuovo rapporto sessuale con la ragazza nonostante quest’ultima sia già morta. Torna a casa con il suo Ape e trascina il corpo in cucina, prende un coltello e le taglia la testa, gambe e braccia e va ad Arvier con il cadavere sezionato e lo butta nel bidone usato due anni prima e gli dà fuoco. Il giorno dopo va a Villeneuve dove butta le ceneri dal ponte sulla Dora Baltea. Il 10 settembre 1994 a Nus, andando a caccia di prostitute, incontra la nigeriana Lucy Omon. Insistendo la convince a salire sul suo motocarro e a seguirlo fino a casa. Hanno un rapporto sessuale completo e poi Andrea promette di riaccompagnarla. Mentre sono in viaggio Andrea si dirige ad Arvier e non a Nus, nel solito piazzale del suo vecchio laboratorio da scalpellino in in Rue de Rolland, dove c'è il famoso bidone servito per incenerire le precedenti vittime. Lucy è sorpresa e comincia a spaventarsi, Andrea tenta di soffocarla con un cuscino ma non riesce perché lei si divincola. Allora prova a soffocarla con uno straccio, ma anche stavolta fallisce. Lucy riesce ad aprire lo sportello del furgoncino e scappa terrorizzata. Le sue denunce non avranno nessun seguito. Alla fine del 1994, si mette con una ragazza che si chiama Anna ma la rabbia è sempre presente nel suo animo, annidata come un cancro. Nell'aprile del 1995 viene processato per furto d'auto. Usufruendo dei benefici di legge ha solo l'obbligo di non muoversi al di fuori del perimetro tra Arvier e Aosta e deve firmare ogni giorno presso la caserma di Pont Saint Martin. Il 12 maggio 1995, nonostante ciò, torna a uccidere. Trova la prostituta albanese Albana Datovi. Dopo una breve contrattazione lei accetta e lo segue in una stradina isolata dove i due hanno un rapporto sessuale completo. Andrea la paga e poi la riporta sul luogo di lavoro. Alle 18 lui ritorna da Albana perché con lei si è trovato bene. Albana sale di nuovo con Andrea e i due si appartano ancora. Questa volta, però, Andrea le dice che vuole solo parlare, lei comincia ad avere fretta, ad arrabbiarsi e vuole essere riportata indietro, ma Andrea non vuole farlo. La donna comincia ad urlare, lui le tira uno schiaffo, la spinge fuori dal furgone e la colpisce alla testa con una chiave inglese. Albana, ormai tramortita, cerca di difendersi, ma non riesce a sottrarsi al suo carnefice. Matteucci allora prende un coltello e la colpisce cinque volte e poi le taglia la gola. Più tardi mette il cadavere nel suo furgone, va a fare il pieno di benzina con il corpo ancora caldo nel cassone, poi si reca in caserma a Pont Saint Martin per firmare il registro. Il cadavere verrà successivamente bruciato, come quelli precedenti. In questo caso, tuttavia, accade qualcosa di inaspettato: il protettore dell'ultima prostituta uccisa, vedendo caricare la protetta esanime nel furgone di Matteucci, furgone al quale riesce a prendere il numero di targa, invia una lettera anonima alla caserma di Pont Saint Martin. Il 26 giugno 1995 Andrea viene arrestato e messo in camera di sicurezza. Inizialmente dice di aver visto Albana la sera della scomparsa, ma smentisce di averla uccisa. Poi, il giorno dopo, viene di nuovo interrogato e confessa parzialmente. Dice di averla ammazzata, ma involontariamente. Dalle innumerevoli contraddizioni salta fuori anche l'omicidio del 1980 e poi, alla fine, crolla e racconta tutto. Al processo Andrea Matteucci viene considerato persona socialmente pericolosa con un vizio parziale di mente in preda a disturbi psichici. Viene condannato il 16 aprile 1996 a 28 anni di carcere e a 3 anni di OPG dalla Corte d'Assise di Aosta dopo 3 ore di requisitoria, mentre la richiesta del pubblico ministero, che ne chiede l’ergastolo, non viene accolta. Matteucci uscirà dal carcere nel 2027 all’età 65 anni.

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