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Epilogo della vicenda

Durante gli interrogatori Berkowitz risponde a tutte le domande cortesemente e candidamente. Con una calma olimpica racconta ogni dettaglio degli omicidi e, alla fine della sessione, augura cortesemente la buona notte ai poliziotti. Gli psichiatri convocati dalla difesa classificano David Berkowitz come un paranoico schizofrenico, condotto in ulteriori difficoltà dal suo isolamento e dall’impossibilità di riuscire a imbastire rapporti umani. La sua mente malata gli ha creato una vita ciclica composta da tre fasi: una prima fase di tensione e nervosismo, provocati dai demoni, poi l’omicidio, la seguente calma e quindi nuovamente la fase di tensione. Forse è per questo che al momento dell’arresto David era così sorridente e felice: in prigione nessun cane demoniaco può andare a chiedergli un pegno di sangue. Il processo viene vinto dall’accusa, che riuscirà a dimostrare che David non è malato di mente, ma è semplicemente un po’ nevrotico. La condanna è di 365 anni di carcere, da scontare nel carcere Sullivan Correctional Facility di Fallsburg, a New York. Nel 1979 un certo Ressler, veterano dell’FBI, intervista in prigione David Berkowitz e riesce a raccogliere nuovi particolari interessanti. Il Figlio di Sam racconta che pedinava abitualmente le donne di notte perché per lui era un’avventura davvero eccitante. Se durante la serata non trovava una vittima interessante, tornava sui luoghi dei delitti precedenti, per rivivere le sensazioni e le immagini degli omicidi. Se invece la vittima c’era, l’omicidio era per lui una sorta di esperienza erotica. Amava soprattutto tornare il giorno dopo, per vedere le tracce di sangue e di gesso sull’asfalto, immagini che lo accompagnavano mentre si masturbava. Questa sua mania era talmente forte che dovette resistere più volte alla tentazione di prendere parte ai funerali delle vittime, limitandosi a passeggiare nei dintorni delle centrali di polizia, nella speranza di cogliere nei discorsi dei poliziotti qualche riferimento ai suoi crimini, oppure ispezionando i cimiteri alla ricerca delle lapidi delle vittime. Infine l’idea della lettera alla polizia e al reporter, David l’avrebbe tratta semplicemente dalla storia di Jack lo Squartatore, e “Son of Sam” sarebbe semplicemente il soprannome che ha scelto per sé. Queste nuove rivelazioni mettono in dubbio tutta la storia dei demoni: potrebbero essere un modo di Berkowitz per apparire rinsavito e ottenere la libertà condizionata. Comunque sia, secondo Ressler i demoni sarebbero soltanto una copertura, poiché Berkowitz non vuole ammettere la vera motivazione che lo ha spinto a uccidere: il risentimento nei confronti della propria madre che lo ha dato in affidamento e la sua difficoltà a instaurare relazioni con le donne. Il 9 luglio 2002 si è tenuta la prima udienza per il rilascio sulla parola. David Berkowitz, ormai 49enne, ha deciso di non partecipare e non vuole nemmeno vincere il processo per ottenere la libertà condizionata. Ecco le sue parole al giudice: “Mi sentivo pieno di ansia. Ho pensato che era meglio per le famiglie che io non venissi per niente, e dopo essermi guardato dentro, nell’anima, e dopo aver pregato molto, ho deciso di venire davanti a voi e scusarmi. Non cerco la libertà. Non sento di meritarla.” Parole che non ci saremo mai aspettati di ascoltare da un serial killer. Dopo i primi anni, nei quali è stato un carcerato problematico, Berkowitz è infatti cambiato radicalmente, convertendosi al Cristianesimo. Il merito è di un altro prigioniero, tale Rick, che, a dire di Berkowitz, avrebbe scaldato il suo cuore di pietra con le parole di Gesù Cristo. Dopo la conversione l’ex Figlio di Sam è diventato un carcerato modello, ha riconosciuto i propri crimini e prova rimorso, aiuta i suoi compagni e fa da assistente al cappellano dell’istituto penitenziario, è inoltre iscritto al secondo anno di un corso universitario. Gestisce anche il proprio sito ufficiale, Forgiven For Life, dove tiene una sorta di diario personale, dall’infanzia a oggi. Un sito che sembra uscito dalla mente di un santone o di un prete. Nel 2004 gli è stata nuovamente negata la libertà condizionata, poiché secondo la commissione il grande dolore, la sofferenza e la rabbia che ha inflitto alle famiglie e alla comunità sono ancora vive. Il rilascio non terrebbe quindi conto della gravità dei crimini commessi, e verrebbe meno al rispetto della legge. La prossima udienza sarà nel 2006, David Berkowitz avrà 53 anni, nel frattempo prega e cura il suo sito. C’è comunque chi mette in dubbio la sua nuova personalità, convinto che sia un metodo per ottenere la libertà. Recentemente, ispirandosi alla storia di David Berkowitz, il regista Spike Lee ha girato un film, “S.O.S. The Summer Of Sam”. “Non riesco a capire cosa sia accaduto. È stato un incubo. Ero tormentato nella mente e nello spirito. La mia vita era senza controllo e ancora oggi non posso fare altro che rammaricarmi per quello che è accaduto. La mia mente non era a posto, pensavo di essere un soldato del diavolo e credevo a un sacco di cose folli, come la bibbia satanica che leggevo. Non cerco la libertà. Non ci credo più. Ho accettato la mia sentenza e la punizione che ne è conseguita. Ammetto di meritare di restare in carcere per il resto della mia vita. Non cerco nemmeno la vostra pietà, voglio solo mostrarvi come mi sento e in cosa credo. Spero che ciò che ho scritto possa portare nella vostra vita un po’ di conforto e tranquillità. Grazie. Che Dio possa benedirvi.” (Brani tratti da Forgiven For Life, sito ufficiale di David Berkowitz)

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