Gianni Versace nasce a Reggio Calabria il 2 Dicembre del 1946. Si trasferisce a Milano nel 1972, dove disegna le sue prima collezioni prêt-a'-porter per Genny, Complice e Callagan. Nel 1977 a Dallas rischia l’arresto, presentando la sua prima collezione sadomaso. Nonostante la pelle nera, con cinghie, fibbie, borchie e catene dorate, Versace riesce a rendere meno violento e più lussuoso l’abbigliamento femminile. Nel 1984 disegna i costumi per il “Don Pasquale” di Donizetti e per “Dioniso” di Maurice Berger, entrambe le opere al Teatro della Scala. E’ il 1986 il suo anno migliore. Il presidente Cossiga gli conferisce la carica di Commendatore. A Parigi riceve da Jacques Chirac la grande “Medaglia di Vermeille”. Disegna i costumi della prima di Malraux e di Berger la “Me'tamorphose de Deux”. Ma questi sono anche gli anni dell’accostamento di Versace all’Arte Moderna. A New York incontra Andy Warhol. Sarà motivo di una storica collezione. Il 1994 è l’anno della grande provocazione. Rifiuta la cravatta quale segno distintivo dell’eleganza. Le sue idee prendono ancora una volta forma nel libro “L’uomo senza cravatta”. Nel ’95 la malattia. Versace parla pubblicamente del suo male da cui sembra guarito. Di sicuro ci resta una collezione anomala, bianca come i suoi capelli, che impressiona per il distacco dalla vita. Poco tempo dopo Versace si riprende, ma di certo è mutato il suo modo di vedere le cose. Si trasferisce a Miami. Qui si sente a casa, stimolato dall’ambiente. Tre giorni prima della morte Parigi ammira la sua ultima sfilata. Poco tempo prima di morire afferma: “La mia moda è liberatoria. Non impongo nulla. Porgo delle scelte. Sotto il mio impermeabile lucido, c’è un abito di taglio classico. E’ un contrasto, no? Bene, io vivo in un palazzo del ‘600 e vado a New York con il Concorde in tre ore. Cioè vivo i contrasti. Così è la nostra vita attuale e io la riporto nella mia moda, perchè sono una sintesi perfetta della mia epoca”.
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