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Il delitto di Chiara Poggi

Il 13 Agosto 2007 viene trovata morta nel suo piccolo appartamento Chiara Poggi. Alberto Stasi, il fidanzato, è stato l’ultimo a vederla viva.  Domenica 12 Agosto i due ragazzi, che vivevano da quasi quattro anni una relazione felice, come raccontano gli amici, hanno trascorso la serata insieme a casa di lei. Hanno mangiato una pizza presa nella pizzeria vicino alla villetta di via Pascoli. Verso l’una Alberto ha salutato Chiara. “Non abbiamo dormito insieme”, ha spiegato ai carabinieri, “ci imbarazzava usare il letto dei suoi genitori”. Il racconto di Alberto riparte dalla mattina di Lunedì, poco dopo le nove. Come d’abitudine il ragazzo ha fatto solo uno squillo sul cellulare della fidanzata, per dire “buongiorno”, e si è messo a studiare per la tesi. Poi l’ha richiamata altre quattro volte, sia sul cellulare sia sul telefono di casa, tra le 12 e le 14. Preoccupato perché non rispondeva alla fine è andato a cercarla, ha scavalcato il cancello e l’ha trovata morta in fondo alla scala della taverna. Così, almeno, ha dichiarato ai carabinieri. Secondo il medico legale, Chiara è stata uccisa tra le 9 e le 11.30 di Lunedì. Ha aperto la porta al suo assassino mentre faceva colazione sul divano davanti alla tv. Lo conosceva bene e non ha avuto imbarazzo a farsi trovare con addosso solo un pigiamino estivo. Appena entrato, l’omicida l’ha colpita al volto, due volte, con un oggetto di metallo simile a un martello o a una picozza (l’arma del delitto non è stata trovata). Quando Chiara è caduta a terra, sono arrivati i due colpi mortali alla testa e alla nuca. Nell’estremo tentativo di fuga la ragazza è riuscita solo a trascinarsi fino alla scala della taverna, da cui è caduta. Lì sotto è stato trovato il suo corpo senza vita. L’omicidio di Chiara è un caso difficile, ma non è un delitto perfetto. L’assassino ha infatti lasciato qualche traccia. I carabinieri del Ris di Parma hanno trovato tre impronte di scarpa da ginnastica intrisa di sangue e resti ematici nelle tubature della doccia del bagno a pian terreno. Il colpevole deve essersi lavato prima di andarsene. I tasselli che non combaciano col resto del quadro però sono ancora molti. Prima di tutto la bicicletta nera da donna che due vicine hanno visto appoggiata al muretto davanti alla villa proprio lunedì mattina e che però gli inquirenti non riescono a collegare all’omicidio. E poi la penultima telefonata fatta da Alberto a casa Poggi. Dai tabulati risulta che qualcuno ha alzato la cornetta per qualche secondo. Ma Chiara in quel momento doveva essere già morta. L’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco (Pavia) assomiglia sempre di più al caso Cogne. Per almeno tre buoni motivi. Primo: oggi come allora l’unico indagato (qui Alberto Stasi e là Annamaria Franzoni, condannata in secondo grado ad aprile a 16 anni per l’uccisione del figlio Samuele Lorenzi) è la persona che ha scoperto il cadavere e ha lanciato l’allarme. Secondo: l’incredibile circo mediatico che circonda entrambi i casi. Terzo: sia Stasi che Franzoni non hanno convinto con le loro versioni già dal primo interrogatorio.

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