Assistente dell'istituto di filosofia del diritto, e' accusato di essere l'omicida di Marta Russo. Gli accusatori infatti vedono in Scattone un freddo e lucido assasino: il 9 Maggio 1997 sarebbe entrato nell'aula 6, si sarebbe affacciato ad una finestra che dava sul vialetto, avrebbe spostato il condizionatore, estratto una pistola e sparato sulla strada. E tutto cio' davanti all'amico Ferraro esterrefatto. Il dottor Scattone e' stato in carcere dal 14 Giugno 1997 sino al 22 Dicembre 1998, data in cui gli sono stati concessi gli arresti domiciliari, per essere definitivamente rimesso in libertà dopo la sentenza di primo grado. Si e' sempre proclamato innocente, cercando di screditare piu' volte i suoi accusatori. Allo stato attuale delle indagini nessuno degli alibi forniti da Scattone, per altro cambiati piu' volte, ha avuto riscontro. Eugenio Lecaldano, il professore che avrebbe dovuto confermare l'alibi di Scattone, si dimostra incerto, così come Lorenzo Greco, uno studente della facoltà di giurisprudenza, chiamato in causa dalla difesa di Scattone. Tuttavia Stefano Laporta, in seguito indagato dal pm Lasperanza per falsa testimonianza e favoreggiamento, ammette di averlo visto 20 minuti dopo l'omicidio, pacato e tranquillo: gli avrebbe persino lasciato un biglietto con degli appunti, successivamente finito(?) nella centrifuga della lavatrice. L'assistente viene descritto dai conoscenti come una persona mite, onesta e particolarmente religiosa. E' stato carabiniere ausiliario durante il servizio di leva. Fiducioso in un esito positivo del processo, raramente ha dato segni di cedimento o di nervosismo.
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