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Ed Kemper

“Mi chiamano Ed Kemper e la mia vita è qui dentro, recluso e precluso alla libertà esterna. Le pareti della mia cella mentale sono sporche e opprimenti, l'umidità e le menzogne le hanno ormai segnate in maniera indelebile. Ma la libertà è all'esterno e il solo fatto di immaginarla mi da qualche stimolo per percorrere inesorabile la routine della quotidianità.” Questo scrive oggi lo spietato Serial Killer dal carcere dove è rinchiuso. Ma facciamo un passo indietro e torniamo agli inizi: Edmund Kemper III nasce in California (U.S.A.), nel 1948, in una famiglia caratterizzata dalla presenza di una madre autoritaria e alcolizzata e da un padre assente nel contesto familiare e senza nessuna autorità. Fin dall'infanzia i problemi tra il piccolo Ed e la madre furono insormontabili, soprattutto per la sfacciata preferenza che la stessa aveva per le sorelle più piccole. E' sempre la madre ad accusarlo di essere la causa di tutti i suoi problemi di salute, cosa che crea forte contrasto tra i due e frequenti e violente litigate che lo vedevano sempre finire rinchiuso per punizione nel seminterrato al buio e al freddo. Ed inizia a crescere e diventa un ragazzone alto, ben oltre la media dei suoi coetanei (in età adulta arriverà a misurare 2 metri e 7 centimetri) e questo gli procura tanti altri guai. Dall'età di 10 anni la madre lo manda a dormire nella cantina perché ha paura che lui, durante la notte, potesse sopraffare e violentare le sorelline nel sonno. Inoltre la sua stazza gli provoca problemi non indifferenti anche con i suoi coetanei che non lo vogliono a giocare con loro e lo trattano da adulto, tanto che lui inizierà ad isolarsi e diventare sempre più timido e introverso. I maltrattamenti psicologici subiti da parte della madre generano odio verso di lei che nel corso degli anni va sempre più aumentando a tal punto che di notte anziché violentare le sorelle, come sua madre diceva di temere, entrava in camera di lei armato di coltello, le si avvicinava minaccioso e qui rimaneva in silenzio fantasticando di ucciderla cosa che, tuttavia, fece qualche tempo dopo. Il matrimonio dei genitori finisce e sua madre si risposa altre due volte quando Ed ha un'età compresa fra i 10 ed i 14 anni. Anche questa esperienza lo segnerà gravemente e incrementerà il sentimento di odio che già aveva nei suoi riguardi. Iniziano così per Ed le prime fantasie e i primi incubi. Comincia ad sognare ad occhi aperti scene cruente ed è solito giocare a contorcersi sulla “sedia elettrica”, simulando la sua stessa esecuzione capitale. Contemporaneamente fantastica che sua sorella sia il boia ed esecutrice materiale della condanna, tanto da convincerla ogni volta a imbavagliarlo e legarlo prima di dimenarsi e fingere per lungo tempo il sopraggiungere della morte. Ma presto queste fantasie cominciano a stargli strette. Con il suo fidato coltello, che lui stesso soprannominerà “Il Generale”, uccide e decapita il gatto di famiglia dopodiché si porta la testa nella sua camera. Stessa cosa fa con innumerevoli rane e piccoli animali. Inizia così la sua follia necrofila che lo accompagnerà nell'attuazione di tutti gli omicidi attribuitigli. Il disturbo verrà poi alimentato dai forti timori di non essere sessualmente adeguato a causa delle piccole dimensioni del suo pene. All’età di 14 anni sogna, a occhi aperti, scene di sesso estremo con la madre e le sorelle dove queste finiscono sempre uccise e decapitate. Nel 1963, la madre decide di sbarazzarsi definitivamente di lui e lo manda a vivere con i nonni, anche loro molto autoritari nell'educazione ma è qui che Ed si trasforma definitivamente. In seguito ad un litigio con gli stessi, che volevano vietargli l'uso del suo fucile che uno dei suoi patrigni gli aveva insegnato a usare, Ed li uccide entrambi. Alle domande dei poliziotti, che gli chiederanno il perché di quel gesto, risponderà semplicemente: «Mi ero sempre chiesto che effetto avrebbe fatto ad ammazzarli.» Grazie, però, al suo coefficiente intellettivo pari a centoquarantacinque, su una media di cento, Ed con i dottori si finge pentito fino al punto da capire cosa deve fare per farsi giudicare guarito. Così, dopo soli 6 anni di prigione, nel 1969, torna in libertà e viene affidato nuovamente alle cure della madre. Per i successivi due anni, a causa del lavoro che lo portava a viaggiare spesso in autostrada, Ed offre svariati passaggi alle autostoppiste. E' qui che comincia a studiare la tecnica per abbordarle, impara a conoscere la zona che poi diventerà la terra dove potrà “predare” le sue vittime. Guida una macchina blu, molto simile a quella della polizia, con tanto di radiotrasmittente e un paio di manette a bordo. L'unico sogno sano di Ed era proprio quello di poter diventare un bravo poliziotto per cui fa di tutto per assomigliare ai suoi idoli. Presenta anche domanda per poter entrare nell’arma ma il superamento dei limiti di altezza e peso non gli consentono di coronare il sogno. Durante il periodo dei suoi omicidi frequenta assiduamente un bar, in cui sono soliti andare a pranzo i poliziotti della vicina stazione e con loro cerca di intrattenere discorsi sullo stato di avanzamento delle indagini relative ai suoi stessi crimini. Le vittime preferite sono bellissime ragazze, immaginando che fossero proprio il tipo di donna che la madre avrebbe accettato di far uscire con lui. Finalmente Ed poteva mettere in atto tutti i suoi sogni necrofili e feticisti. Finalmente era arrivata l'ora di prendersi tutte le rivincite dopo una vita di umiliazioni e derisioni. Ora poteva provare l'ebbrezza del dominio anziché l'umiliazione e l’abuso. Comincia così ad abbordare le ragazze, cosa anche troppo facile in quel periodo della storia in cui il fenomeno degli hippy affollava le strade di gente desiderosa di libertà e pronta a salire su qualsiasi veicolo pur di arrivare in posti nuovi. Ora manca solo l'elemento finale, quello che porta qualsiasi serial killer a passare dalle fantasie all'omicidio vero e proprio. L'elemento scatenante nasce da una violenta litigata con sua madre. Ed esce di casa furioso e carica in macchina due autostoppiste, Anita Luchessa e l'amica Mary Ann Pesce. Le porta in un luogo isolato e le accoltella entrambe, le fotografa e infine le decapita, abbandonandosi ad atti di libidine con i cadaveri mutilati. Dopo averle sezionate abbandona i resti sulle colline circostanti, in luoghi che riteneva sicuri, e tiene in macchina le sole teste. A settembre dello stesso anno è la volta di Aiko Koo. Kemper la fa salire in auto e, come da copione, la porta in un luogo isolato dove la ucciderà e decapiterà per poi violentarne il cadavere. Parti del corpo sono sempre nel bagagliaio della sua auto quando il giorno dopo l'omicidio, si reca dal pool di psichiatri per il consueto controllo del suo stato psichico. Con la stessa naturalezza con cui era riuscito a ottenere la libertà anni prima riesce ad ingannare i medici che addirittura decidono di chiudere la sua pratica per via della totale guarigione avvenuta. Gennaio 1973. Terzo omicidio. Anche questa volta una studentessa. Si chiama Cindy Schall. Il suo modus operandi non cambia neanche stavolta. La uccide, la decapita e poi ne violenta il cadavere che abbandona e seppellisce sempre sulle colline circostanti. La testa, come al solito, resta con lui. Ma stavolta, invece di sbarazzarsene, la seppellisce nel giardino di casa con un macabro intento. Sotterra il feticcio con il viso rivolto proprio verso la finestra di sua madre, come se potesse vederla, guardarla e scrutarla a sua insaputa. Non è finita. E' la volta di altre due amiche, Alice Liu e Rosalind Thorpe. Stessa fine. Finiscono uccise da un colpo di pistola alla tempia, poi decapitate e violentate. Ma ora, quel tragico rituale non basta più. Ed pensa al colpo finale, il colpo da maestro che lo renderà finalmente famoso al mondo intero e non più quel ragazzone insignificante che nessuno nota. La sua prossima vittima sarà la madre. Così, a Pasqua del 1973, durante la notte Ed afferra un martello, si reca nella stanza dove lei dorme e la massacra. Poi, come al solito, la violenta e la decapita. Ma non basta. con il suo amato coltello le recide la laringe in modo che finalmente non potesse più urlargli dietro come faceva sempre. Dopo butta via la testa nel trita rifiuti ma per uno strano scherzo del destino, il macchinario sputa fuori proprio la lingua. Infuriato Ed dirà ai poliziotti che lo interrogarono che neanche da morta smetteva di tormentarlo. Non riusciva proprio a farla stare zitta. Il giorno dopo, come se nulla fosse, invita la vicina di casa e amica della madre per una festa di Pasqua con sorpresa. Una volta nell’abitazione, anche Sally Hallett finisce uccisa, il cadavere decapitato e stuprato. Le teste vengono lasciate sul letto. Ed si reca fuori in auto e aspetta che il duplice omicidio venga scoperto. Stavolta tutti gli indizi avrebbero condotto a lui. Ma qualcosa va storto, o forse la lucida pazzia di Ed si fa avanti, e così decide che non ho più voglia di aspettare. Sarà lui stesso a telefonare alla polizia e confessare l'accaduto. In un primo tempo non viene preso sul serio. Il grande Ed, una specie di gigante buono, non poteva essere il vero autore di quegli omicidi efferati. Non lui che ormai conosceva e aveva confidenza con tanti poliziotti, grazie all'assidua frequentazione di quel bar. Ma la rivelazione di particolari che solo l'assassino poteva conoscere, e la consegna di diverse carte di identità delle vittime, costringe i poliziotti a credergli e arrestarlo. Al processo, Ed si mostra chiaramente orgoglioso. Ora è finalmente importante, degno dell’attenzione dell’intero mondo. La sua intelligenza è sotto gli occhi di tutti ed è evidente, a suo modo di vedere, che se lui non avesse voluto non l’avrebbero mai catturato. Quando gli viene chiesto quale punizione ritenga adeguata per le proprie azioni, risponde senza incertezza: «Morte per tortura.» Invece, viene condannato per otto omicidi di primo grado a un ergastolo per ognuno di essi e successivamente rinchiuso presso una struttura psichiatrica di Vacaville, una cittadina a metà strada tra San Francisco e Sacramento. Termina così la storia di uno dei più terribili e spietati Serial Killer degli Stati Uniti. La sua vicenda umana è ancora oggi frutto di studio effettuati da psicologi e psichiatri di tutto il mondo.

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