Usciere della facoltà, viene arrestato per favoreggiamento assieme ai due assistenti. Durante i primi interrogatori conferma di aver visto, nel momento in cui Marta venne uccisa, Scattone e Ferraro all'interno dell'aula 6, senza però aver notato l'arma del delitto. Anche la madre di Liparota asserisce di aver ascoltato le confidenze del figlio rivolte in tal senso. Tuttavia il 17 Giugno 1997, giorno in cui Scattone dichiara la propria innocenza, l'usciere, subito dopo essere stato scarcerato, ritratta tutto. Il giorno stesso viene ritrovato un biglietto nella cella del Liparota, nel quale il ragazzo avrebbe spiegato di aver voluto ritrattare perchè minacciato. Da quel momento in poi l'usciere e la sua famiglia si rinchiudono nel più assoluto silenzio, fatta eccezione per il fratello Fabio, il quale dichiara in via del tutto ufficiosa che il fratello avrebbe confessato solo per uscire di galera e che sarebbe in atto una forma di persecuzione nei confronti dei due assistenti. In seguito a queste affermazioni, anche Fabio Liparota verrà indagato per favoreggiamento. Tuttavia il 10 Febbraio 1999, Francesco Liparota decide di rompere il muro di silenzio e di fare una dichiarazione spontanea di fronte ai giurati del processo, nella quale afferma di aver accusato gli assistenti dell'omicidio per paura del carcere, e di aver aggiunto dettagli nel foglietto trovato nella sua cella per rendere più credibile la sua nuova versione; fa altresì cenno alle notevoli pressioni che sarebbero state esercitate dagli inquirenti affinché egli avvalorasse la testimonianza della Alletto, della quale era stato appena messo al corrente. Nei confronti di Francesco Liparota è stata persino avanzata l'ipotesi di incapacità.
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