E’ il 21 Febbraio 2001. A Novi Ligure, in provincia di Alessandria, sono da poco passate le 20.30 quando una ragazzina di 16 anni (Erika De Nardo) in preda al panico, esce urlando dalla villetta di via Salvo D’Acquisto 12, nel quartiere periferico di Lodolino. Poco più tardi viene appurato che, nella stessa, Susy Cassini De Nardo 45 anni, moglie di un dirigente industriale e suo figlio Gianluca, di appena 12 anni, sono stati barbaramente uccisi con 97 coltellate. A chi la soccorre racconta tra le lacrime che due uomini, probabilmente degli albanesi, penetrati nella villetta hanno massacrato a coltellate la madre e il fratellino, mentre lei, dopo una colluttazione con uno degli assassini, è riuscita miracolosamente a fuggire. Poco dopo Erika chiama con il cellulare il suo fidanzatino, Omar Mauro Favaro, 17 anni, che la raggiunge immediatamente. Nella ricostruzione dei fatti lei li descrive. Ne riconosce uno tra le foto mostrate dagli inquirenti. Tutto questo, però dura poco. La versione non regge, dopo appena 48 ore il racconto di Erika si disfa come fosse un castello di carte. Troppe le contraddizioni, troppe le tracce sulla scena del crimine che non combaciano con la versione fornita dalla giovane. Lasciati soli in una stanza della caserma dei carabinieri, dove i due giovani sono stati a lungo interrogati, scatta la trappola. I loro discorsi vengono intercettati e registrati. Nella serata del 23 Febbraio Omar e Erika vengono messi in stato di fermo su ordine del procuratore di Alessandria, Carlo Carlesi. Sono loro gli uccisori di Susy Cassini e di Gianluca De Nardo, rispettivamente madre e fratello di Erika. Lei è l’assassina, lui ha ampiamente collaborato al duplice omicidio, più che un semplice delitto un vero massacro. Ma perché hanno ucciso? Quale il movente che può spingere due adolescenti a una furia tanto selvaggia? Perché Erika odiava sua madre e suo fratello a tal punto da massacrarli? Come ha potuto una ragazzina, all’apparenza timida e mingherlina, di appena 16 anni, convincere il suo ragazzo a uccidere? Capire da cosa origini tanto odio, specie nella mente di un giovanissimo, è impossibile. Si è detto e scritto che Erika si sentiva troppo controllata e bloccata nei suoi movimenti, dalla severità della madre che non assecondava il suo legame con Omar. Ma si è anche detto e scritto che Erika avesse intenzione di uccidere anche suo padre, Francesco De Nardo, 43 anni. Forse la solitudine, forse rancori repressi e ingigantiti nella personalità disturbata di due minori, forse una rabbia sproporzionata (per noi adulti) è lievitata a tal punto da scatenarsi in una violenza travolgente e sanguinaria. Forse… Erika De Nardo e Omar Mauro Favaro, in tre gradi di giudizio sono stati sempre condannati alla stessa pena: 16 anni per lei, 14 per lui. Si conclude così una delle storie più insensate e raccapriccianti accadute nel nostro paese.